lunedì 7 luglio 2014

Italia - Aquila del Torre Oasi 2010


Il Friuli é terra di grandi vini e grandi bevitori. Cosi quando ho dovuto scegliere il vino per il battesimo di mio figlio mi sono deciso a visitare quest’azienda, incuriosito dalla varietà di prodotti, la freschezza comunicativa dei suoi proprietari e, soprattutto, la certificazione biologica che potevano vantare. Sono arrivato li in una giornata uggiosa ma l’immensa distesa di vigneti, l’ordine, la natura rigogliosa tutto intorno hanno illuminato questa visita, rendendola un piacevole ricordo. Come memento di quell’esperienza ho portato via una trentina di bottiglie, conservando la più speciale proprio per questo momento. Ecco a voi un super Picolit!



Il produttore

La storia di Aquila del Torre inizia nel 1904 con il cav. Sbuelz il quale acquistò 200 campi di terreno creando così la tenuta che nel 1922 si estendeva su 111 ettari di terreno, di cui circa 90 a coltura agraria e 21 a bosco. La coltura principale era già allora la vite Picolit associata alla coltivazione di alberi da frutto (peri, meli, peschi, ciliegi e prugni) e alla coltura di erbe foraggere, per la produzione di mangimi per equini, bovini e ovini. La famiglia che oggi gestisce l’azienda ha iniziato, nel 1996, una complesa opera di stabilizzazione e creazione di terrazzamenti idonei ad ospitare gli impianti vinicoli, accompagnata alla ristrutturazione dell'antica stalla dando vita all'attuale vineria e cantina. In ultimo il passaggio alla coltivazione biologica su tutti i 18 ettari oggi vitati.
I terreni sono caratterizzati da un'altitudine che varia dai 175 ai 350 metri s.l.m.; la disposizione dei vigneti sul pendio è caratterizzata da un modulo a terrazze mono-filare per catturare i raggi del sole e uniformare la maturazione delle uve che, raccolte esclusivamente a mano, vengono conferite, selezionate e vinificate nella cantina multi-piano: per il passaggio delle uve dalla zona di conferimento a quello di pressatura viene sfruttata esclusivamente la forza di gravità. Nello spazio più asciutto e ventilato della cantina si trova una sala appositamente destinata all’appassimento naturale delle uve.


Il vino

Oasi 2010 nasce in un piccolo cru incastonato nei boschi; il terreno stratificato (flysch) di marne e arenatie a tessuto argilloso e terrazzato si trova ad un’altitudine tra 175 e 350 metri s.l.m..
Le vigne, di età media 12 anni, allevate a Guyot semplice, sono impiantate con una densità di 5000 ceppi per ettaro e coltivate per ottenere una resa di 0.8 kg per ceppo. I grappoli vengono selezionati e raccolti a mano in cassetta.
Una volta in cantina il vino matura 12 mesi in carati di rovere francese prima dell’imbottigliamento e la messa in commercio.



Nota di degustazione


Data
05 Luglio 2014


Nome
OASI
Vendemmia
2010
Nazione
Italia
Regione
Friuli Venezia Giulia
AOC-DOC
//
Uve
Picolit
Temp. di servizio
10-12° C
Alcohol
14
Prezzo (in euro)
25



Esame Visivo
Esame Gusto Olfattivo
Limpidezza
Brillante
Corpo
Di Corpo
Colore
Giallo Paglierino
Equilibrio
Equilibrato
Consistenza
Abbastanza consistente
Morbidezza
Caldo – Morbido
Effervescenza
//
Durezza
Abbastanza Fresco – Sapido


Intensità
Intenso
Esame Olfattivo
Aromi
Fiori bianchi, Agrumi, note
Intensità
Intenso

balsamiche
Complessità
Complesso
Persistenza
Persistente
Qualità
Fine
Considerazioni finali
Descrizione
Floreale, Minerale, Agrumato
Stato evolutivo
Pronto


Armonia
Armonico



Abbinamenti cibo-vino

Formaggi pasta molle, medio erborinati, primi con erbe spontanee o con frutti di mare, baccalà alla vicentina;
Plumcake salato con pancetta dolce e gambi di cipollotto.


Vinificare in secco uve dolci ha per me il sapore particolare della sfida. Significa andare contro lo “standard” e osare per cercare nuove sensazioni. E l’Oasi di Aquila del Torre é un’ottima vittoria. Ho adorato questo vino fin dal primo bicchiere: la sua storia, i suoi profumi, i suoi sapori. E l’abbinamento con i formaggi a pasta molle (abito in Francia ora …) davvero sublime.
Tornero a visitare l’azienda quanto prima per raccontarvi altri piccolo chicche che escono fuori dale loro sapienti mani. 


Tanzania - Sharye Red Wine


Seconda tappa in Tanzania per il mio viaggio ideale intorno al mondo alla ricerca di piccolo chicche nascoste. Dei tre che ho acquistato, questo vino dovrebbe essere quello di mezzo per qualità e struttura. L’azienda che lo produce beneficia fin dalla sua nascita di expertise italiana e hanno persino un sito web! Cosa non commune da queste parti!
La curiosità è davvero tanta per cui stappiamo la bottiglia e vediamo cosa ci nasconde!


Il produttore
Tutto comincia nel 2004 quando Fiorenzo Chesini, ingegnere ed imprenditore, accetta la sfida di scavare un pozzo d’acqua potabile nei pressi di Hombòlo, per conto della Fondazione San Zeno di Verona. Giunto sul luogo scopre che in quella regione, quindici anni prima, un missionario italiano era riuscito a produrre vino. Tornato in Italia racconta della sua scoperta proprio alla fondazione San Zeno che accetta di finanziare la sfida di Chesini. Un vecchio deposito di cereali rimesso a nuovo diventa la nuova cantina della neonata Central Tanzania Wine Company (CETAWICO) e viene equipaggiata con attrezzature nuovissime. A condurla un agronomo italiano e uno tanzaniano. I primi vini escono nel 2005 e cominciano a essere diffusi sul mercato europeo e statunitense con buoni risultati. Da annoverare anche una partecipazione al Vinitaly.


Il vino
Sharye è un uvaggio di Marzemino, Teroldego, Syrah e Aglianico proveniente da differenti parcelle dei produttori locali che coltivano l’uva, biologica, nei dintorni di Hombolo. La regione di produzione é la Tanzania centrale, una regione dal clima gradevole e ventilato con temperature che oscillano tra 20 e 35°C. Le precipitazioni sono scarse ma la rete di canalizzazioni costruita dagli italiani negli anni novanta dello scorso secolo consente una buona irrigazione nella zona e permette di ottenere due vendemmie per anno (marzo e settembre).
Una volta terminata la vendemmia le uve vengono pulite con aria compressa prima di passare alla diraspapigiatrice. Il vino matura 6 mesi in vasche di acciaio inox a temperatura controllata e poi conclude il suo cammino con due mesi di affinamento in bottiglia in frigoriferi a temperatura controllata prima di essere immessi in commercio.



Nota di degustazione

Data
01 Luglio 2014


Nome
SHARYE
Vendemmia
//
Nazione
Tanzania
Regione
Hombolo
AOC-DOC
//
Uve
Marzemino, Teroldego, Aglianico, Syrah
Temp. di servizio
16-18° C
Alcohol
12,5
Prezzo (in euro)
6







Esame Visivo
Esame Gusto Olfattivo
Limpidezza
Limpido
Corpo
Di corpo
Colore
Rosso Rubino
Equilibrio
Equilibrato
Consistenza
Abbastanza consistente
Morbidezza
Caldo – Abbastanza Morbido
Effervescenza
//
Durezza
Abbastanza Tannico


Intensità
Abbastanza intenso
Esame Olfattivo
Aromi
Spezie dolci, frutti tropicali
Intensità
Abbastanza intenso


Complessità
Abbastanza complesso
Persistenza
Abbastanza persistente
Qualità
Fine
Considerazioni finali
Descrizione
Albicocca, Spezie, Caffé
Stato evolutivo
Giovane

Cioccolato
Armonia
Abbastanza Armonico



Abbinamenti cibo-vino
Arrosti, carni grigliate, cacciagione e formaggi.



Lo Sharye ha un fondo di dolcezza che lo accompagna durante l’intera degustazione, sia al naso sia in bocca; una dolcezza non stucchevole ma figlia del caldo e delle caratteristiche del terroir tanzaniano. Un vino gradevole, di pronta beva, ideale per dare un tocco esotico alla grigliata in spiaggia con gli amici!  

Contatti: www.cetawico.com