martedì 27 ottobre 2015

Italia – Roccese Rosso 2013




Ci sono esperienze gastronomiche che avvolgono a tuttotondo. Quando scrivo di un vino mi piace documentarmi, sapere non solo che uva finisce nel mio bicchiere, ma anche chi la produce, come, da dove vengono le scelte che ha fatto, etc.
Per cui studio, leggo, mi confronto. Questa volta siamo in Liguria, a due passi dal confine con la Francia, in una terra difficile. E su queste terre si svolge la storia di Dino Masala.







Il produttore
Per capire da dove venga il nome « A Trincea » bisogna arrivare fin sulla sommità della collina: li ad attenderci troviamo infatti una trincea risalente alla seconda guerra mondiale ricavata nel terreno dai soldati, ben protetta da pietre, tra le quali si scorgono ancora una canna di mitragliatrice ed il nastro porta proiettili divorati dal tempo e dalla ruggine. In bella mostra anche un elmetto dei nostri soldati, eroi che difesero i nostri confini.
Dino Masala, imprenditore edile, e i suoi figli hanno trasformato questa collina in un piccolo microcosmo di biodiversità, tracciando 25000 metri di muretti a secco e piantandovi ulivi della varietà taggiasca e vari tipi di vigna, tra cui il rossese. Un progetto mastodontico e strettamente legato al recupero di tecniche e manualità provenienti dal passato.
Nel ricostruire e mantenere queste antiche tradizioni,il vino viene prodotto secondo le antiche usanze, senza che mai le piante vengano innaffiate, alimentandolo con materie organiche, evitando qualsiasi uso di prodotti chimici o diserbanti, zappando il terreno manualmente, tagliando le radici superficiali affinché le restanti penetrino nelle fessure rocciose alla ricerca dell'acqua e delle sostanze nutritive.
Solo nei primi anni di vita, quando le piante soffrono molto la siccità, vengono annaffiate le foglie al calar del sole. Andando avanti negli anni il vigneto non avrà più bisogno di acqua e sarà sempre di più resistente alle malattie, rendendo quasi nullo ogni trattamento.





Il vino
Il nome di questo vino risale ad alcuni secoli fa. Probabilmente la prima comparsa dei questo nome si ha intorno al 1200, e deriva dal fatto che le viti erano coltivate sul suolo roccioso in cui crescevano, piantate in quel poco di terreno che si poteva reperire tra roccia e roccia, i tralci lasciati serpeggiare a piacere, come l'edera, mentre i grappoli venivano legati a paletti affinché non toccassero terra e assorbissero il calore rilasciato dalle pietre.
L'uva di un elevato grado zuccherino, dava un vino pregiato, sia bianco che rosso e sopportava lunghi viaggi senza subire alterazioni nè nel colore nè nel sapore.
Il Roccese è storia della Liguria e non un vitigno. Un pezzo di questa storia è stata ricostruita in un lembo di terra sulle alture di Airole in Valle Roja; un viandante genovese nel 1871 descrive così la zona:
"Un uomo fu guida dei miei passi e camminando mi raccontava la travagliata vita che conducono gli abitanti. La loro forza, mi diceva è nella conquista che essi riescono a fare sopra un’avversa natura quasi inesorabile. Il contadino sul ripido pendio delle rocce innalza i terrapieni, l ’uno sopra l ’altro sostenute da muri a secco, quasi tutti ed egual distanza. Lo scoglio rotto col piccone somministra le pietre per i muri, circolare o rettiline a seconda del luogo. Le sommità di un muro e il piede dell ’altro vengono riempite di terra.
Questi terrazzi con tant’arte e fatica costruita ad imitazione della natura e a forma di anfiteatro erano piantumati di orgogliosi viti e ulivi. Non mi rimaneva che ammirare la perizia del contadino che in tal modo coltivando i fianchi dei monti riparava alla scarsezza delle pianure occupate dal letto del fiume. Il silenzio che vi regna non viene turbato che da alcuni fili di acqua che si gettano nel fiume.
Sfinito sostai ad Airole, un piatto di squisite trote pescate nel sottostante Roja e vino prelibato di quel luogo mi ridarono la forza e l ’ordine".



Il Roccese Rosso è ottenuto dalla pigiatura di uve rossese e altre uve autoctone. La vinificazione avviene in botti d’acciaio per dodici mesi. All'esame visivo presenta un colore rosso rubino. Il suo punto interessante risiede sicuramente nella parte olfattiva dove esplode il suo straordinario legame con il territorio. Chiari sono infatti i sentori di erbe aromatiche e di piante officinali tipiche del vigneto.
In bocca il vino sembra dapprima leggero. Bisogna lasciarlo respirare un po prima di sentirlo esprimersi appieno con un attacco deciso e tannini levigati e gradevoli.



Nota di degustazione

Data
21 Settembre 2015


Nome
ROCCESE ROSSO
Vendemmia
2013
Nazione
Italia
Regione
Liguria
AOC-DOC
//
Uve
Roccese
Temp. di servizio
16-18° C
Alcohol
13,5
Prezzo (in euro)
18
SO2 (in mg/l)
nd





Esame Visivo
Esame Gusto Olfattivo
Limpidezza
Limpido
Corpo
Di corpo
Colore
Rosso Rubino
Equilibrio
Equilibrato
Consistenza
Abbastanza consistente
Morbidezza
Caldo, Abb. Morbido
Effervescenza
//
Durezza
Abb. Tannico


Intensità
Intenso
Esame Olfattivo
Aromi
Origano, timo, erbe aromatiche
Intensità
Intenso


Complessità
Abbastanza Complesso
Persistenza
Abb. Persistente
Qualità
Fine
Considerazioni finali
Descrizione
Erbe aromatiche, piante
Stato evolutivo
Pronto

officinali
Armonia
Armonico


Abbinamenti cibo-vino

Il vino sostiene bene l’abbinamento con carni rosse e formaggi stagionati; tuttavia é da considerarsi più adatto a piatti di carni bianche come capretto e coniglio ma anche piccolo uccelli come tordi e colombe o pesce saporito come lo stoccafisso. 



Questo vino è stato una scoperta inaspettata, come tutte le cose che nella vita lasciano il loro segno. Una storia di passione, perseveranza, rispetto per le natura e la tradizione. C’è molto più che del succo d’uva in questo bicchiere.
Il prossimo passo? Andare di persona a visitare l’azienda e a provare tutti i loro prodotti!
Ma mai andare tra Capodanno e Pasqua … mi hanno detto che il signor Dino non fuma e soprattutto non beve in quel periodo J  



Contatti: www.atrincea.it

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